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La Serie “Uomini Illustri” e la 5.000 Lire Cristoforo Colombo
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La Serie “Uomini Illustri” e la 5.000 Lire Cristoforo Colombo

Pubblicato su AIC Magazine – Anno VII, N.13, rivista dell’Associazione Italiana Cartamoneta
Autore: Alessandro Fiamingo
Il biglietto oggetto di questo approfondimento nasce in un contesto economico, politico e storico in grande fermento, in cui il mondo intero va incontro ad una serie di trasformazioni e rivoluzioni in un brevissimo lasso di tempo. È il periodo del “miracolo economico italiano degli anni ’50”, in cui la scena mondiale è monopolizzata da personaggi poi divenuti iconici, come J.F. Kennedy, Che Guevara, Martin Luther King, Marilyn Monroe.
Il paese è protagonista di una ripresa senza precedenti nella sua storia grazie alla rapida industrializzazione e ad un’intelligente gestione economica e politica. Parte del merito va attribuita alla brillante direzione del governatore della Banca d’Italia, Donato Menichella, che ricoprì la posizione dal 1947 al 1960. Egli contribuì sensibilmente al boom economico perseguendo una politica di stabilità monetaria e liberalizzazione del commercio estero. Sotto la sua guida inoltre, la lira fu incoronata dal Financial Times vincitrice negli “Oscar delle monete” del 1959[1]. A seguito di una valutazione di un comitato di esperti, sia inglesi che internazionali, fu riconosciuta la solidità della moneta italiana e la destrezza con cui tale solidità era stata raggiunta. Questa attestazione non aveva un valore concreto, ma rifletteva piuttosto la stima e la fiducia dei banchieri, dei governi e degli operatori commerciali globali verso la lira e l’economia italiana, fondamentali per sostenere la crescita. L’economia italiana, nel 1959, aveva registrato un incremento del 9-10% rispetto all’anno precedente, segno di un’espansione robusta che coinvolgeva vari settori industriali e commerciali.
Nel 1960 subentrò come governatore della Banca d’Italia Guido Carli, e tra le tante sfide che il successore dovette affrontare vi era quella di rimettere ordine al circolante.
Facendo un passo indietro, sappiamo che dopo il 1945 l’intera massa monetale fu rivoluzionata: con il passaggio dalla monarchia alla repubblica si rese necessario esibire nuovi simboli, riconiare l’intera serie metallica ed emettere differenti tipi cartacei. Per il circolante spiccio ci si concentrò sui simboli dell’agricoltura, dell’industria, del commercio. Per i biglietti di banca la situazione invece era più sfaccettata. Dopo che le trattative per dei biglietti “Made in USA” raffiguranti Garibaldi[2] naufragarono all’ultimo, si emisero inizialmente dei formati piuttosto allungati per i titoli provvisori, simili ad assegni circolari.
Successivamente fu la volta di una nuova serie denominata “Regine del Mare” e di grandissimo formato, con valori facciali di 5.000 e 10.000 Lire. A queste emissioni “extra-large” si affiancarono biglietti di dimensioni più agili come quelli da 50 e 100 Lire (serie “Italia Turrita”), e da 500 e 1.000 Lire (serie “Italia”), il cui formato fu influenzato fortemente dall’esperienza di circolazione delle AM Lire e dei dollari[3].
Non è quindi una sorpresa che, negli anni ‘60, nacque l’esigenza di spostarsi verso banconote più “portatili” anche per i valori superiori.
I giornali dell’epoca non a caso titolarono “Spariranno i bigliettoni[4]”, salutando con trepidante attesa le nuove serie che sarebbero entrate in circolazione a breve[5]. In diversi articoli si illustrava di come il Belpaese fosse ancora l’unico ad utilizzare biglietti fuori misura. Le cause erano anche dovute all’erosione del valore causato dall’inflazione. Se quindi nel 1936, anni prima della Grande Guerra, un biglietto imponente come quello da 1.000 Lire “Barbetti” fosse giustificato, poiché rappresentava una somma davvero importante, dopo la guerra non era così. Ad un valore stampato di 5 o 10.000 Lire, con lo stesso formato, si otteneva un modesto potere d’acquisto. Così 10.000 Lire nel 1936 erano ben 11.000€, nel 1946 rappresentavano una spesa di 330€, infine nel 1956 poco meno di 150€[6]. La problematica aveva risvolti in moltissime aree: alti costi di produzione e movimentazione dei biglietti, problemi per gli industriali nel consegnare agli operai le buste paga mensili, borse e borsellini sempre stracolmi. Confrontando la situazione italiana con quella estera, si notava che per movimentare un miliardo di lire in pezzi da 10.000 Lire (della serie “Regine del Mare”), fosse necessario un intero furgone[7]. L’Italia era l’unica a utilizzare banconote così ingombranti, eccezion fatta per la Svizzera che per dimensioni simili aveva una banconota dal valore di cambio 14 volte superiore[8].
Le banconote italiane, con la serie degli anni ‘60, raggiungono finalmente un formato standardizzato, in cui il rapporto tra la lunghezza e l’altezza è all’incirca di 2:1. È la banconota come la conosciamo. I formati sono comodi perché sono oggetto d’uso comune della massa, e con l’intensificarsi degli scambi e l’aumento dell’inflazione è necessario avere denaro più maneggevole. I primi nominali ad essere introdotti nel 1963 sono i valori da 1.000 raffiguranti “Verdi”, e da 10.000 Lire “Michelangelo”, precursori della nuova serie degli “Uomini illustri”. A cui segue il taglio da 5.000 “Colombo” nel 1965. I due nominali più alti, la “Michelangelo” e la “Colombo” riducono di ⅔ le dimensioni rispetto ai valori equivalenti delle serie “Regine del Mare”. Per quanto riguarda la Colombo, vero soggetto di questo approfondimento, si sceglie di stampare il biglietto in tipografia indiretta (offset secca) e calcografia[9] su una carta bianca ad alte caratteristiche. Enorme era la curiosità prima che questa serie fosse ufficialmente presentata al grande pubblico. Le poche notizie che trapelavano nei mesi precedenti all’emissione erano confuse e discordanti “per non fornire utili indicazioni ai falsari[10]”: era ancora nitido il ricordo delle 1.000 Lire che non entrarono mai in circolazione perché i clichés di stampa furono trafugati già prima della distribuzione.
Ancora a dicembre del 1964 si vociferava che sul biglietto da 5.000 Lire sarebbe stato ritratto Leonardo da Vinci[11], oppure Raffaello[12]. In effetti, esistono dei bozzetti dell’inizio degli anni ‘60 a firma Masino Bessi, senza indicazioni di valore, che raffigurano proprio il noto inventore (Fig. 1),

e uno con valore facciale di 5.000 Lire ad opera di Lazzarini per il recto, Masino Bessi per il verso, sul divino pittore e la sua opera “La Velata” (Fig. 2).


Oltre a questi due progetti, è pervenuto un bozzetto con Tiziano (Fig. 3)


e un ulteriore studio preliminare da 5.000 Lire raffigurante Galileo Galilei (Fig. 4),


ad opera di Lazzarini. In questi lavori preliminari è bene notare alcuni elementi degni di menzione. In primis, che i primi tre progetti qui illustrati furono riproposti in seguito, alcuni anni più tardi sui nominali da 50 e 20 mila lire, e addirittura oltre 35 anni dopo per la Raffaello. Il soggetto di Galileo Galilei fu riproposto invece nel biglietto da 2.000 Lire, presentato con decreto ministeriale nel 1973, ma questo soggetto è anche, in effetti, utilizzato come filigrana nella banconota da 10.000 Lire “Regine del Mare” assieme a Michelangelo, e nella 5.000 Cristoforo Colombo emessa nel 1965 (Fig. 5).

Questa difformità ci pone un interrogativo: che ci sia stato nella 5.000 Lire un cambio di soggetto, da Galilei a Colombo, quando già parte della carta era stata preparata e perciò si scelse questo strano accoppiamento, ossia filigrana Galilei e soggetto principale Colombo? In mancanza di documenti ufficiali, eccetto il bozzetto di cui non conosciamo l’anno preciso ma solo un generico “inizio anni ’60”, purtroppo navighiamo nel puro campo delle ipotesi.
Tornando all’emissione del noto esploratore (Fig. 6),

notiamo che sul recto si staglia un motivo geometrico che riprende la rosa dei venti intervallato da una deliziosa barchetta ornamentale (Fig. 7).

Questi motivi occupano circa i ¾ della superficie destra. La filigrana riporta invece la già citata figura di Galileo Galilei, nella cui area è presente un delicato fondino a linee ondulate, stampato in tipografia indiretta come il motivo geometrico con barchetta.
Per quanto riguarda gli elementi stampati in calcografia, essi sono
– la legenda stampata su quattro righe e firme del Governatore e del Cassiere;
– la rosetta calcografica eseguita con macchina guilloche e il valore in cifre 5.000;
– la cornicetta che delimita la parte inferiore del disegno;
– il ritratto di Cristoforo Colombo (1451-1506).
In basso, si trova la firma dell’incisore Mario Baiardi (1909-1972) e del disegnatore Fiorenzo Masino Bessi. Il ritratto di Cristoforo Colombo è stato preso da un’opera di Rafael Tejedo del 1828, conservata al Museo Navale di Madrid. Ricordiamo che non si conosce in realtà il vero viso di Colombo perché non vi sono ritratti accreditati dell’esploratore, per questo motivo esistono numerose versioni differenti.
Sull’altra faccia della banconota è stata utilizzata la stampa tipografica indiretta con due colori per raffigurare una veduta marina con la caravella Santa Maria solitaria, in basso a sinistra si trova la firma dell’incisore Trento Cionini (1919-2005).

A destra un delfino stilizzato sormonta un motivo a guilloche con rosa dei venti stampati a tre colori. Non è presente la firma del disegnatore. Sebbene la maggior parte dei testi indichi il nome di Lazzaro Lazzarini, crediamo che la mancanza della sua firma e di indicazioni sul decreto di emissione siano indizi per aggiudicare la paternità a Fiorenzo Masino Bessi, come sul fronte. L’emissione è stata stampata con tre diversi decreti: 1964, 1968, 1970. Inizialmente da decreto era su carta bianca, ma nel 1968 ad un certo punto fu sostituita con una carta con toni più verdini.
All’inizio del 1971 inizia intanto la stampa del nuovo modello, detto “Colombo II Tipo”, reso necessario per implementare le caratteristiche di sicurezza a causa di nuove contraffazioni. È inserito il filo di sicurezza metallico, delle fibrille fluorescenti agli UV e cambiata la grafica generale (Fig. 8-9).

Un fondo a motivi geometrici stampato in letter-set occupa ¾ del biglietto (Fig. 10)


e degrada per procedimento a iride dal giallo-verdino al giallo ocra scuro a destra (giallo-rosa secondo il DM 15/05/1971). Anche questo, seppur poco appariscente, è un metodo per rendere la falsificazione più problematica. Sempre in letter-set è la cornicetta in basso, mentre tutti gli altri elementi a seguire sono stampati in calcografia. Partendo dallo sfondo appare una cartina dell’Europa, Nord Africa e Medio Oriente, arricchita da piccoli castelli e fortezze. Questi delicati ricami passano totalmente inosservati ad occhio nudo. Non sarà per noi una sorpresa se più di un lettore non li avesse mai notati prima, nonostante la familiarità con questo biglietto. I dettagli sono apprezzabili solo con alti ingrandimenti o con fotografie che vadano ad isolare i singoli canali del visibile (Fig. 11).


La mappa ha un significato speciale: il modello originale fu disegnato da Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482). I suoi calcoli e le teorie per raggiungere da occidente il Catai, ovvero la Cina, furono il riferimento per Cristoforo Colombo e si ipotizza che egli stesso avesse usato una mappa simile per orientare il suo viaggio. I calcoli di Toscanelli, per errori sulle reali dimensioni del globo, posizionavano la Cina laddove in realtà (per fortuna) c’erano le Americhe. Da qui il fil rouge che collega il cartografo e scienziato con il navigatore genovese. Al centro in basso invece è presente un possente cavallo marino, la cui derivazione probabilmente proviene da uno degli ippocampi della fontana di Trevi (Fig. 12).

Infine, la filigrana presenta un altro esploratore, Giovanni da Verrazzano (1485-1528), che scoprì i territori nordamericani della costa orientale e del Canada, compresa la baia di New York (Fig. 12bis).

Il retro della banconota aggiorna il vecchio modello, mostrando tre Caravelle che avanzano in mezzo ai flutti, sulla destra due delfini avviluppati ad un’ancora dalla quale si snoda un nastro. Il fondino formato da intrecci di linee dritte e ondulate stampate in letter-set con procedimento a iride, per ultimo, conferiscono degli effetti cromatici rosa e grigio azzurri (Fig. 13).

L’intera serie degli uomini illustri ha accompagnato gli italiani per circa vent’anni, vivendo in anni di grande crescita e cambiamenti, e molti considerano queste banconote le più belle della Repubblica.
Ma per concludere con una nota di nostalgia, quando furono presentate per la prima volta al grande pubblico, un giornalista de La Stampa[13] si crucciava di quanto la serie fosse “misogina” esclamando: «Le donne sono state cacciate da tutte le carta-monete italiane» addio alla Simonetta delle 1.000 Lire, addio alle Regine del Mare dei biglietti di grande formato, e addio pure alla fanciulla delle 500 Lire. I nuovi biglietti sarebbero stati piccoli e “maschili”. Il cronista commentava, con una certa dose di malinconia «Questa era Simonetta[14] che indifferentemente guardavamo e sfioravamo ogni giorno con le dita. Ora invece accarezzeremo le barbe di Michelangelo e di Verdi. Ciò che è assai più austero, ma meno piacevole.»
Riferimenti
CORRIERE 1959 = Formato dollaro le banconote da 5 e 10 mila? in Corriere della Sera del 20-21 Agosto 1959.
CORRIERE 1964 = Biglietti da 5000 NUOVI a Pasqua in Corriere della Sera del 5-6 Dicembre 1964.
CRAPANZANO 1996 = G. Crapanzano, Soldi d’Italia, Parma 1996.
LASTAMPA 1960 = L’Oscar del 1959 della moneta assegnato alla lira italiana – Anno 94 Numero 10 del 12 Gennaio 1960 p. 5.
LASTAMPA 1962 = Spariranno i bigliettoni, in La Stampa, Anno 94 Numero 190 del 28-29 Agosto 1962, p. 2.
LASTAMPA 281-1964 = Nuovi biglietti da cinquemila in corso di stampa al Poligrafico, in La Stampa, Anno 98 Numero 281 del 6 Dicembre 1964, p. 15.
LASTAMPA 294-1964 = I nuovi biglietti da 5.000 Lire, in La Stampa, Anno 96 Numero 294 del 30-31 Dicembre 1964, p. 13.
LASTAMPA 1965 = Addio a una bella signora che ci sorrideva dalle mille Lire, in La Stampa, Anno 97 Numero 3 del 5-6 Gennaio 1965, p. 3.
[1] LASTAMPA 1960. Il titolo fu vinto anche nel 1964 per la spettacolare ripresa della lira che aveva rischiato la svalutazione. L’Italia era passata da una situazione di deficit con oltre un miliardo di dollari di passivo, a un attivo di quasi ottocento milioni di dollari in pochi mesi. Una dimostrazione della capacità delle autorità italiane di risanare l’economia e di ridurre drasticamente le importazioni senza creare antagonismi internazionali.
[2] CRAPANZANO 1996.
[3] CORRIERE 1959
[4] LASTAMPA 1962
[5] I primi biglietti della nuova emissione “Uomini illustri” furono le 1.000 Lire “Verdi” e le 10.000 Lire “Michelangelo” nel 1962, seguiti dalle 5.000 Lire “Colombo” del 1964, le 50.000 “Leonardo” e le 100.000 “Manzoni” nel 1967. Chiudono la serie le 5.000 Lire “Colombo” II tipo nel 1971 e le 20.000 Lire “Tiziano” nel 1975.
[6] Fonte ISTAT su valori in Euro aggiornati al 2016.
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/03/14/calcola-il-potere-dacquisto-in-lire-ed-euro-dal-1860-al-2015/
[7] LASTAMPA 1962
[8] Ibid.
[9] Le emissioni precedenti erano stampate in tipografia e calcografia.
[10] LASTAMPA 281-1964.
[11] Ibid.
[12] CORRIERE 1964
[13] LASTAMPA 1965.
[14] Riferito alla 1.000 Lire “Ornata di perle”.