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- Andrea Lippi
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- 18/11/2024
I Boni della Repubblica Romana del 1849
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I Boni della Repubblica Romana del 1849

La Repubblica Romana del 1849 fu uno degli eventi più significativi del Risorgimento italiano, un esperimento politico breve ma intenso, nato in un contesto di profonde trasformazioni e tensioni. Dopo anni di oppressione sotto Papa Gregorio XVI, l’elezione di Pio IX nel 1846 suscitò grandi speranze di riforma. Tuttavia, nonostante le iniziali concessioni, il Papa si mostrò sempre più riluttante a mettere in discussione il potere temporale. La situazione precipitò con l’assassinio del ministro dell’interno Pellegrino Rossi nel novembre 1848, un evento che segnò l’inizio della rivolta popolare e costrinse Pio IX a fuggire a Gaeta.
In sua assenza, fu istituito un Governo Provvisorio che indisse elezioni per un’Assemblea Costituente. Il 9 febbraio 1849, questa proclamò la Repubblica Romana con il Decreto Fondamentale, sancendo la fine del potere temporale del Papa e stabilendo una democrazia pura. La guida dello Stato fu affidata inizialmente a un Comitato Esecutivo e, dal 29 marzo, a un Triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini.
Il ruolo di Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli
Giuseppe Mazzini, leader indiscusso del movimento repubblicano e patriota, vide nella Repubblica Romana l’opportunità di realizzare i suoi ideali: un’Italia unita, libera dal dominio straniero e dal condizionamento della Chiesa sullo Stato. Come triumviro, Mazzini lavorò per attuare riforme civili e sociali volte a garantire l’uguaglianza e il progresso, ma la mancanza di risorse economiche e l’urgenza di affrontare l’invasione straniera limitarono gravemente le sue ambizioni.
A fianco di Mazzini, un giovane di 21 anni, Goffredo Mameli, poeta e patriota, svolse un ruolo cruciale. Mameli fu l’autore del famoso Canto degli Italiani, oggi inno nazionale italiano, e contribuì con fervore sia sul piano intellettuale che militare alla difesa della Repubblica. Fu proprio Mameli a chiamare Giuseppe Garibaldi a Roma, consapevole della necessità di un leader militare capace di organizzare la resistenza contro le truppe francesi e austriache.
La crisi economica e i boni della Repubblica
Uno dei problemi più pressanti della Repubblica fu la grave crisi finanziaria, ereditata dal precedente regime pontificio e aggravata dalla guerra. La moneta metallica era scomparsa dalla circolazione, mentre quella cartacea, tra cui i boni del tesoro emessi prima e dopo la fuga di Pio IX, soffriva di un pesante deprezzamento. Per affrontare la carenza di liquidità, il governo repubblicano emise nuovi boni divisionali di piccolo taglio (10-16-24-32-40 bajocchi) per sostituire la moneta spicciola tesaurizzata.
Questi boni, garantiti dalla vendita dei beni ecclesiastici, avrebbero dovuto risollevare le finanze dello Stato. Tuttavia, il piano fallì: le aste dei beni andavano deserte per il timore che, con il ritorno del Papa, le proprietà potessero essere confiscate. Inoltre, il commercio accettava con riluttanza la cartamoneta, che continuava a svalutarsi.
Difesa della Repubblica e caduta
Nonostante le difficoltà economiche, la Repubblica tentò di opporsi alle pressioni militari. Garibaldi, giunto a Roma con i suoi volontari, organizzò la difesa della città contro le truppe francesi inviate da Luigi Napoleone Bonaparte per restaurare il Papa. Goffredo Mameli, pur non avendo un ruolo militare ufficiale, partecipò attivamente agli scontri. Ferito gravemente durante la difesa di Roma, morì il 6 luglio 1849, a pochi giorni dalla caduta della Repubblica, diventando un simbolo del sacrificio per l’unità d’Italia.
Mazzini, intanto, si trovò sempre più isolato. Pur essendo un grande ideologo, non riuscì a risolvere i problemi economici e logistici della Repubblica, né a contrastare efficacemente le forze francesi e austriache. La città capitolò il 3 luglio 1849, segnando la fine del sogno repubblicano.
Dopo la caduta
Con il ritorno del Papa, i boni repubblicani furono ritirati e pesantemente svalutati. Una notificazione del 3 agosto 1849 ne stabilì il deprezzamento del 35%, e i termini per la conversione furono fissati entro il novembre 1851. Per molti, questa fu una perdita economica significativa, simbolo del fallimento politico e finanziario della Repubblica.
Tuttavia, la breve esperienza della Repubblica Romana lasciò un’impronta duratura nella storia italiana. Fu un laboratorio di democrazia e un esempio di lotta per la libertà, ispirando generazioni future. Le figure di Mazzini e Mameli, con il loro impegno e sacrificio, restano emblemi di un’epoca in cui l’ideale di un’Italia libera e unita sembrava ancora un sogno lontano, ma non irrealizzabile.
La Costituzione Italiana del 1946 fu l’attualizzazione e la realizzazione di quanto già definito nella Costituzione della Repubblica Romana del 1849.
Di interesse storico e realizzata magistralmente per essere compresa anche dai giovani delle ultime generazioni, vi consigliamo la recente Miniserie RAI su Goffredo Mameli che trovate su RaiPlay al link sottostante :
Vi segnaliamo inoltre le due puntate dell’interessante speciale di Cristoforo Gorno sulla Repubblica Romana, sempre su RAI Play:
Repubblica Romana 1849 – Un Romanzo di Avventura
Alla restaurazione del Governo Pontificio il valore dei Boni da 16 Bajocchi fu ridotti a 10,50 Baiocchi. Lo testimonia anche la nota manuale scritta sul bordo superiore della banconota qui sopra presentata che rende particolarmente interessante il biglietto. Inoltre, al retro, un timbro che porta la data del 6 luglio 1849, che è anche la data della morte di Goffredo Mameli, autore del Canto degli Italiani, il nostro Inno Nazionale, e morto a 21 anni nella difesa della Repubblica Romana.
